Benvenuti su questo nuovissimo sito tutto dedicato alla storia millenaria della cultura orientale. Oggi iniziamo con un fatto di cronaca del Giappone che forse non tutti conoscono…
OKINAWA IERI E OGGI
Ben prima che Okinawa (沖縄) passasse alla storia per essere stata teatro dell’ultima battaglia americana sul suolo giapponese durante la Seconda Guerra Mondiale, il Regno di Ryukyu (琉球の治世), indipendente per secoli, era stato a lungo il centro dell’economia del territorio e intensi erano stati i rapporti con la Cina. Di quel periodo restano il castello di Shuri (首里城). Fu l’antica capitale fino al 1879 quando, con l’annessione al Giappone, la capitale divenne Naha (那覇). Il castello, di epoca medievale, insieme con il sentiero che collega il giardino Shikina-en (識名園) dove viveva l’inviato cinese, sono testimonianza del raffinato regno antico e fu il centro politico e religioso del regno.
LA BATTAGLIA DI OKINAWA
Le isole giapponesi del Pacifico erano considerate dagli americani, strategiche. L’isola di Okinawa nel 1940 era abitata da 400.000 contadini che vivevano nella parte sud, dove c’erano gli aeroporti: l’obiettivo degli americani. Le operazioni militari iniziarono il 1° aprile 1945 e si conclusero il 7 settembre 1945, cioè quando ormai il Giappone si era arreso. Insieme con il bombardamento navale, si levarono in volo anche i cacciabombardieri, e gli americani usarono tutte le armi a loro disposizione. I giapponesi, in risposta al duro attacco, moltiplicarono le spedizioni aeree suicide e combatterono strenuamente in ogni punto dell’isola, nascondendosi in canali e burroni. Okinawa è considerata la battaglia più sanguinosa della guerra nel Pacifico. Il prezzo più alto fu pagato dai civili giapponesi (140.000 morti), a questi numeri si aggiunsero 77.000 soldati. Dal canto loro gli americani lasciarono sul campo di battaglia 13.000 uomini e altrettante furono le vittime delle navi USA colpite. Le forze armate americane presero il controllo dell’isola e la restituirono ai giapponesi solo nel 1972 a condizione di mantenere le basi militari.