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Culture neolitiche in Cina

Il periodo post-glaciale

Con la fine dell’ultimo periodo glaciale, circa 10.000 anni fa, ebbe inizio un drammatico mutamento del clima che trasformò radicalmente l’ambiente naturale dell’Asia orientale, Le temperature, salirono di più di 10 °C. Con l’aumento della temperatura e lo scioglimento delle calotte polari, il livello del mare salì di oltre 100 m. Le acque separarono Taiwan, Giappone e il continente americano da quello asiatico, e trasformarono i territori costieri, in paesaggi lacustri e piane alluvionale. La pianura cinese settentrionale fu allora coperta di laghi; al tempo stesso il monsone spostò notevolmente il suo campo d’azione verso nord-ovest: le sue abbondanti precipitazioni trasformarono la tundra dell’era glaciale in estesi territori boscosi. Il sud venne coperto da foreste tropicali, grandi laghi e paludi ricche di mangrovie; dove prima erano vissuti i Mammut, le tigri dai denti a sciabola e i rinoceronti indiani, si diffusero gli elefanti, le tigri, i bufali d’acqua e gli alligatori.

Il periodo post glaciale, noto come optimum climatico olocenico, durò all’incirca dall’VIII al IV millennio a.C. e mutò la geografia della Cina producendo forme sociali fondamentalmente nuove. La scomparsa dei grandi animali dell’era glaciale costrinse i cacciatori dell’età della Pietra a cambiare il loro nutrimento e lo stesso avvenne per la coltivazione della terra con i cereali selvatici.

La rivoluzione neolitica

Il trapasso da un sistema di sussistenza ad un altro durò millenni e da comunità di cacciatori-raccoglitori all’agricoltura e all’allevamento di bestiame è noto come “rivoluzione neolitica”. Rese per la prima volta possibile il sorgere di civiltà sedentarie, con conseguente aumento della popolazione e dalla possibilità di liberare molta forza-lavoro per scopi diversi da quello di procurarsi il cibo; questo portò alla formazione di ruoli religiosi, politici e militari differenziati, alla specializzazione nell’artigianato, alla costruzione di città, all’invenzione della scrittura e a una stratificazione sociale sempre più netta.

La culla della civiltà cinese non fu soltanto il Fiume Giallo; essa sorgeva invece lungo due fiumi, lo Yangzi e lo Huanghe, in regioni autonome e distanti tra loro: a sud, si trovavano coltivatori di riso che vivevano in piccoli villaggi di palafitte, a nord, si trovavano coltivatori di miglio che vivevano in insediamenti di 20-30.000 m2 in grotte o capanne d’argilla seminterrate coperte di paglia.

Verso la metà del neolitico, sorsero civiltà autonome, che erano in contatto tra loro e si svilupparono, in modo parallelo. Il fondamento di questo sviluppo fu la crescente diffusione dell’agricoltura ai danni della caccia nel V e IV millennio a.C.

I villaggi della cultura Yangshao, erano formati da gruppi di piccole capanne disposte intorno a costruzioni maggiori, distinte a usi comunitari. In questi insediamenti, a poco a poco si svilupparono alcune differenze sociali: si formarono linee di separazione tra gruppi diversi, che divennero segmenti sociali autonomi. Mentre alcuni compiti, come l’immagazzinamento dei cereali, cerimonie e costruzioni maggiori, venivano affrontati dall’intera comunità, l’economia quotidiana si dislocò sempre più presso alcuni nuclei familiari. Nel tardo neolitico, alcune di queste abitazioni vennero circondate da mura che denotavano una sfera privata.

In queste attività familiari si producevano soprattutto vasi in terracotta per la conservazione dei cibi, le ceramiche che divennero un segno distintivo delle diverse culture regionali.

Il rapporto con la natura

Gli uomini dell’età neolitica furono alle prese con le forze misteriose che sentivano attive nel loro mondo; la natura, che li colmava di doni, era al tempo stesso spaventosa e imprevedibile: ogni evento inspiegabile ricordava loro la sua onnipotenza. Tali eventi non potevano essere trattati secondo modelli quotidiani, dovevano essere sacralizzati e inserti in rituali. Nella cultura Hongshan e in quella Longshan, nel III millennio a.C., si indagò sulla volontà degli dèi mediante gli oracoli. Per questi rituali dovettero essere presenti, già fin dai primi tempi, degli esperti.

Le sepolture neolitiche

Sepolture fuori dell’ordinario sono l’espressione di un processo estremamente ricco di conseguenze che si compì nelle società del tardo Neolitico come nel caso dell’uomo della cultura Yangshao, il cui cadavere fu sepolto tra la raffigurazione di un drago e quella di una tigre, entrambe formate di conchiglie. Proprio come nell’artigianato, anche nella religione si formarono presto dei ruoli di specialisti: mediatori degli dèi, che nella loro società godevano di grande prestigio. Tutte queste specializzazioni nell’artigianato, nel carisma religioso, ma forse anche il possesso di animali e i successi nella caccia potrebbero aver distinto alcune famiglie rispetto alle altre.

Le differenze sociali all’interno di queste società non vennero però documentate nel modo più chiaro dalle tracce della vita quotidiana, ma piuttosto da quelle della morte. Come in altre civiltà, sembra che gli uomini del Neolitico in Cina, abbiano affrontato l’inquietante fenomeno della morte con la fede in una forma di sopravvivenza dopo di essa. Solo così si potrebbero spiegare la cura e l’immenso lusso con cui disponevano i sepolcri e seppellivano i loro morti.

Nella cultura Dawenkou, alcune tombe erano dotate di camere sepolcrali in legno e di molti arredi funebri, gioielli, oggetti di giada, carapaci di tartaruga, vasi di ceramica dipinta e altri oggetti di valore, tutti destinati ad accompagnare il defunto. I morti che vi erano sepolti non erano gente comune, facevano parte delle élite che si erano andate formando all’interno di quelle civiltà regionali: capi che avevano goduto di privilegi speciali e che si erano staccati sempre più dagli altri appartenenti alla stessa comunità.

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